
31 Mar Ambiente in remote working
Remote working e ambiente facilitante
L’avvento improvviso del remote working (o come impropriamente viene definito smart working) a causa della pandemia di COVID19 ha costretto molti lavoratori a un drastico cambio di ambiente.
Andare in ufficio, in reparto o nello stabilimento, dava più facilmente la dimensione psicologica del luogo di lavoro. Il remote working ha confuso le carte in tavola, soprattutto per chi non ha a disposizione uno studio o un luogo dedicato al lavoro.
L’ambiente influisce in maniera diretta sui nostri comportamenti. Può essere percepito come un elemento ricco di stimoli e opportunità, oppure come un insieme di vincoli che limitano la qualità dei nostri comportamenti.
La mente, che te ne renda conto o no, viene influenzata dall’ambiente circostante in maniera profonda, a tal punto che ci sono risorse che inneschi in ufficio, ma non nell’ambiente domestico (e viceversa).

Ambiente e credenze strettamente correlate
Ci sono credenze che ti supportano sul luogo di lavoro. Ad esempio che sia corretto fermarsi oltre l’orario per risolvere un problema. Oppure che sia normale un certo quantitativo di stress sul lavoro. O anche, che sia opportuno dover arrivare a compromessi con il team per conseguire l’obiettivo.
Altre credenze ti sostengono nell’ambiente domestico. Ad esempio che sia corretto dedicare molto tempo alla famiglia. Che sia normale vivere una situazione rilassata e confortevole. O anche, che sia opportuno che tu possa decidere insindacabilmente a quali compromessi arrivare.
Mischiare ambienti diversi disorienta la tua mente
Improvvisamente ti trovi a fare tutto in remote working. La cucina (o la camera da letto) diventa un luogo di lavoro. Forse, per comodità, lavori in tuta o in pigiama. Membri della tua famiglia (o animali domestici) interrompono la tua concentrazione. La dimensione ambientale, che definiva precisamente quella psicologica, è confusa e disorienta la tua mente.
Determinati disagi che sopportavi tranquillamente in ufficio, ora diventano quasi insopportabili. I problemi che erano gestiti in ufficio, ora invadono la sfera domestica.
La tua stessa identità nel qui e ora, potrebbe andare in confusione. Sei il genitore (moglie, marito)? Oppure sei la/il professionista che gestisce con chiarezza le crisi lavorative?
Tutto questo probabilmente lo vivi in maniera inconsapevole, all’interno di una vaga sensazione di disagio, ma sono questioni di cui devi tener conto.

Costruisci il tuo ambiente in remote working
Se non hai la fortuna di avere un luogo dedicato al lavoro… costruiscilo!
Potresti semplicemente girare o spostare un tavolo. Puoi appendere quadri o grafici alla parete diversi da quelli che abitualmente vedi. Cambiare la disposizione del computer, rispetto a quando lo utilizzi con la tua famiglia. Elimina dal tavolo tutto ciò che non riguarda il lavoro. Insomma creare un ambiente che sia sostanzialmente diverso da quello domestico, dove tu ti possa riconoscere “al lavoro”. Ambiente che ricostruirai quando la tua giornata lavorativa finisce.
Sollecita i famigliari a rispettare il tuo ambiente di lavoro. Usa le cuffie se i rumori ti distraggono (anche ascoltando musica che ti aiuta a concentrarti). Disinnesca, per quanto possibile, le interruzioni da parti degli animali domestici.
Infine il dress code. Indossa gli abiti che indosseresti in ufficio (scarpe comprese) che toglierai a fine giornata. Questo è un altro escamotage per creare un ambiente più simile al tuo posto di lavoro. Le risorse che agivi normalmente in ufficio saranno più facilmente raggiungibili.
Ogni situazione è diversa. Nota quello che hai a disposizione e immagina come potresti costruire il tuo ambiente in remote working, fosse solo l’angolo di una stanza.

Lavorare in remote working richiede un cambio di paradigma mentale e nuove risorse/strategie da agire. Sia sull’ambiente che nella gestione del tempo, lo stato emotivo e la relazione con i tuoi colleghi. Con un mental coach il percorso sarà più veloce e adattato alla tua personalità.
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