Quando un collaboratore diventa un sabotatore? - Umberto Maggesi Consulente
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Quando un collaboratore diventa un sabotatore?

collaboratore sabotatore

Quando un collaboratore diventa un sabotatore?

Collaboratore sabotatore

Leggendo uno studio di Gallup ho trovato conferma di alcune sensazioni che osservo in certe organizzazioni. Esiste ancora il mito della “utile competizione”, cioè mettere i collaboratori uno contro l’altro affinché producano di più. Mantenere un ambiente stressante e controllante nell’errata idea che aiuti a dare il meglio.

Invece lo studio fa emergere un triste quadro: il 62% dei dipendenti non si sente coinvolto dall’azienda in cui opera, il 41% sperimenta stress e il 22% si sente triste sul posto di sul posto di lavoro. Altro dato interessante è che, il 20% di tutto il mondo (la ricerca ha coinvolto 160 paesi) vive in uno stato di solitudine (in Europa sono il 14%, il 49% dei dipendenti europei è in conflitto con il proprio lavoro e il 37% stressato). Il dato che più mi ha fatto riflettere è quel 6% di collaboratori che si definiscono “actively disengaged” cioè sabotatori, attivamente impegnati a sabotare le propria azienda (in Italia sale al 25%)!

Il collaboratore sabotatore…

È colui che mina attivamente la buona riuscita dei progetti. Fa in modo che ogni processo si dilunghi fino a bucare le scadenze. Spreca inutilmente le risorse dell’azienda. Crea dissensi, sparge voci, costruisce conflitti ad hoc per dividere il team e screditare i più competenti e collaborativi. L’influenza per il team è catastrofica e, con il tempo, rischia di contagiare tutti che, anche se non diventano collaboratori sabotatori, abbassano notevolmente il loro impegno, smettono di fare proposte, abbassando la competitività dell’azienda.

L’irrazionalità del collaboratore sabotatore

Una situazione assurda. Ragionevolezza vorrebbe che, per quanto ci si trovi male nella propria organizzazione, si cerchi comunque di lavorare bene per incrementare i guadagni e salvarsi lo stipendio… invece il collaboratore sabotatore s’impegna per distruggere la fonte del suo reddito (e quello dei colleghi).

Certamente una responsabilità personale va ricercata nelle singole situazioni. Voglio qui focalizzarmi sull’ambiente che si costruisce e che dovrebbe incentivare i dipendenti a dare il meglio, trovarsi a proprio agio e motivarli alla collaborazione, al confronto e alla proattività.

La fiducia e il confronto disinnescano il collaboratore sabotatore

Un clima di fiducia, dove la comunicazione e l’interazione sono alte. Un ambiente dove è normale confrontarsi e dare il proprio punto di vista è già un bel passo per disinnescare il collaboratore sabotatore. Il manager dovrebbe incentivare questi aspetti, coinvolgere nelle scelte (che non significa abdicare al proprio ruolo, ma acquisire l’importantissimo contributo di altri punti di vista).

La fiducia viene spontanea quando siamo in un gruppo in cui non dobbiamo difenderci continuamente. Un gruppo dove possiamo sbagliare. Un ambiente che tiene in considerazione anche le emozioni. Un team che sa venire incontro alle esigenze personali, per quanto possibile.

In un clima aziendale di questo tipo il collaboratore sabotatore non trova terreno fertile per le sue macchinazioni. Un sano confronto e un’alta comunicazioni aiutano a stanare i collaboratori sabotatori prima che facciano troppo danno. La fiducia fra i membri aiuta a gestire i conflitti, a parlarsi a cuore aperto ed evitare le incomprensioni.

Energie e focus del manager si concentrano…

Sull’ambiente che si sta venendo a creare. Sui feedback dei membri in sessioni periodiche di confronto one to one. Sulla capacità di gestire i conflitti, sia personale che dei collaboratori. Sulle abilità comunicative proprie e dei membri del team. Costruire un insieme di valori e comportamenti associati può essere un buon inizio per creare tutto questo.

collaboratore sabotatore

Come in un giardino ben curato le erbacce non trovano spazio né nutrimento, un buon clima aziendale inaridisce il terreno per i collaboratori sabotatori.

Un impegno non da poco, ma con il supporto di un counselor  e mental coach potrai fare una profonda analisi di clima del tuo team. Elicitare dinamiche disfunzionali e costruire un insieme di valori, comportamenti e accordi che aiutino i tuoi a sentirsi parte di qualcosa e ingaggiarli a dare il proprio impegno. Molte organizzazioni hanno attivato uno sportello di counseling in collaborazione con l’HR e i manager, proprio per disinnescare con largo anticipo situazioni disfunzionali e aiutare i lavoratori in situazioni di disagio.

Per maggiori informazioni contattami QUI 

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Quando un collaboratore diventa un sabotatore?

by Umberto Maggesi Tempo di lettura: 3 min