Gli errori di un pessimo manager - Umberto Maggesi Consulente
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Gli errori di un pessimo manager

pessimo manager

Gli errori di un pessimo manager

Un pessimo manager fa scappare i migliori

Le ripercussioni di un pessimo manager arrivano (purtroppo) molto lontano nella vita dell’azienda. Si ripercuotono sui risultati, sulle relazioni nel team, sulla motivazione dei collaboratori e sul turnover (dei migliori).

Prendo spunto dall’ottimo articolo di Entrepreneur per analizzarli in dettaglio.

Il pessimo manager esagera con i carichi di lavoro

pessimo manager turnoverAffidare la maggior parte del lavoro (e magari quella più impegnativa, sfidante e stressante) ai sottoposti migliori aiuta a scaricare un po’ il capo. Se questo non conduce a un aumento del compenso o a una promozione potrebbe rivelarsi del tutto controproducente. Perché il collaboratore vivrà il carico eccessivo di responsabilità come una sorta di punizione per la propria bravura. E per questo inizierà a produrre sempre meno, nel tentativo di vedere tornare a livelli umani i propri impegni. Oppure, molto facilmente, cercherà un altro lavoro.

Non riconoscere il merito

I (sinceri) feedback positivi sono ossigeno nel contesto lavorativo, soprattutto durante un momento molto sfidante. Il pessimo manager non si spreca in complimenti, ma non lesina i rimproveri. A volte è più importante un riconoscimento pubblico, magari fatto davanti all’intero team. Conoscere i propri collaboratori e comportarsi di conseguenza è fondamentale per rafforzare le relazioni e supportare la motivazione. Certo, aumenti di salario e qualche premio sono necessari per concretizzare l’apprezzamento. Dosare entrambi è un’abilità che un manager deve sviluppare.

Un pessimo manager considera solo il ruolo e ignora la persona

Mi capita di lavorare con manager che non sanno nulla (o molto poco) dei loro collaboratori. Non conoscono le loro passioni, i loro valori. Non gl’importa che cosa fanno nel tempo libero, non sanno neppure se hanno figli o qualche problema legato alla loro educazione. Un pessimo manager non si accorge (o non gli importa) se un collaboratore sta passando un brutto momento. L’empatia è fondamentale in una relazione. Potersi mostrare fragili in un contesto aumenta la fiducia nel team e nel manager, pacifica lo stress e aiuta a lavorare meglio.

Quanto ti senti a tuo agio in un ambiente dove non puoi permetterti di mostrarti debole?

Un pessimo manager non mantiene le promesse

La costruzione della fiducia è fondamentale per lavorare bene insieme, questa passa anche dal mantenimento delle promesse fatte. Elargire promesse in lungo e in largo ti può (forse) aiutare a motivare i tuoi collaboratori. Il pessimo manager non mantiene (e si dimentica facilmente) di ciò che ha promesso. In questo modo la sua autorevolezza e il suo carisma franeranno inesorabilmente. La fiducia si sgretolerà e i suoi collaboratori cominceranno a guardare ad altre aziende.

Ignorare le attitudini e potenzialità dei tuoi

Conoscere i propri collaboratori significa anche percepirne le potenzialità e le attitudini, scovare ciò in cui sono bravi e ciò che gli piace fare e declinarlo agli obiettivi del team. Il pessimo manager non dà ai propri sottoposti la possibilità di esprimersi attraverso le proprie inclinazioni personali. Anzi tende a controllare ciò che fanno più che i risultati ottenuti. Poter costruire il proprio lavoro sulle inclinazioni personali è fondamentale per sentirsi soddisfatti e ottenere una buona performance. Togliere ogni possibilità e relegarli al un compito meccanico li porterà a scappare.

È un pessimo manager chi non si occupa della crescita dei collaboratori

La persona assunta deve certamente garantire professionalità, affidabilità e autonomia. Il manager, allo stesso tempo, deve assicurarle una possibilità di crescita personale, di sviluppo dei punti di forza. La possibilità di migliorare nelle aree più deboli. Valutando il suo operato, e correggendolo se necessario nell’ottica di renderlo la migliore versino di sé stesso. Un lavoratore che percepisce di crescere, migliorare, imparare e sviluppare le sue potenzialità, sarà un alleato leale e motivato.

pessimo manager cambiamento

Il pessimo manager ha paura dei cambiamenti

Davanti a una proposta di cambiamento avanzata da un collaboratore, il pessimo manager si irrigidisce, percepisce un pericolo, una sorta di perdita di controllo e autorità. Un leader deve sempre pensare al risultato e al bene del proprio gruppo di lavoro, lasciando l’ego da parte. Bloccare sul nascere ogni iniziativa autonoma e creativa porterà l’impiegato a pensare “Qui non servo a nulla, meglio andare dove sarò apprezzato”. Certamente non si può accettare ogni proposto tout court, nel caso il manager non possa adottarla dovrà spiegare le motivazioni (che non significa giustificarsi), aiutando il dipendente a migliorare e vedere i lati deboli della proposta.

Incentivare, motivare… stuzzicare

La vita professionale è costellata da piccole grandi sfide. Da crisi e problemi, da errori e ripensamenti. Un buon manager sa renderle stuzzicanti motivando i suoi, mantenendo un clima sereno e collaborativo anche nei momenti più difficili. Incentivare la propria squadra di lavoro, mettendola al di fuori della propria zona di comfort, può aiutare a rivitalizzare l’ufficio e a stimolare la creatività del singolo. Sottolineare i risultati ottenuti e riconoscere il giusto merito, dà l’entusiasmo per imbarcarsi in nuove sfide. Il pessimo manager invece, porta alla noia, alla ripetitività che uccide ogni stimolo, vede in tutte le sfide la parte peggiore e riversa la sua ansia e lo stress sul team. Incentivando i collaboratori a cercare un ambiente più stimolante.

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Gli errori di un pessimo manager

by Umberto Maggesi Tempo di lettura: 4 min