Manager demotivato e counseling aziendale - Umberto Maggesi Consulente
20505
post-template-default,single,single-post,postid-20505,single-format-standard,bridge-core-2.0.9,cookies-not-set,qode-quick-links-1.0,ajax_fade,page_not_loaded,,qode-theme-ver-19.6,qode-theme-bridge,wpb-js-composer js-comp-ver-6.1,vc_responsive
 

Manager demotivato e counseling aziendale

manager demotivato

Manager demotivato e counseling aziendale

Un manager demotivato

“Non so cosa sia successo, non lo riconosco più.”

Queste le prime parole di Riccardo, proprietario di un’azienda metalmeccanica del nord Italia. Mi ha contattato scrivendo che il suo manager di punta è demotivato e, al primo colloquio, esordisce così.

Domenico è un ingegnere entrato in azienda dodici anni fa, questo è il suo secondo impiego dopo la laurea e, a detta di Riccardo, è stato una risorsa preziosissima per l’organizzazione. Preciso e affidabile, ha sempre preso a cuore i progetti e le sfide del lavoro. “Durante il lock down era lui a tirare su di morale me, guarda un po’. E adesso…”

manager demotivato colloquio

Le migliori intenzioni non bastano

Ai primi segni d’insofferenza del manager, Riccardo ha risposto con un aumento salariale e la ridefinizione degli orari di lavoro. Ha pensato che la nascita del primogenito di Domenico avesse sottratto molto tempo libero al collaboratore.

“Ho due figli e so cosa vuol dire.”

“Ha funzionato?” Domando, presagendo già l’ovvia risposta.

“No. Neppure lavorare da casa è servito.”

Scoprirò che Riccardo è piuttosto allergico allo smart working e per lui è stato un gran sacrificio concederlo. Ritiene di avere una buona relazione con Domenico, hanno sempre parlato di tutto, confrontato i punti di vista diversi (li separano almeno due generazioni) e come navigare in questo mondo che, per Riccardo, sta andando un po’ troppo veloce.

“Non mi dice chiaramente cosa non va. Abbiamo anche cominciato a discutere animatamente, se ne sono accorti anche gli altri e ora preferisco evitarlo”.

L’abbandono è uno degli atteggiamenti meno utili in caso di conflitto, lascia che il problema covi sotto il tappeto, per poi esplodere nel momento meno opportuno.

Manager demotivato a colloquio

manager demotivato counselorCome a ogni inizio percorso, mi assicuro che Domenico senta che esiste un problema e abbia la voglia di trovare una soluzione. Comincio le sessioni di counseling facendomi raccontare un po’ di lui, della sua storia, dei suoi interessi e di come è arrivato a ingegneria meccanica.

“Mi è sempre piaciuto scoprire come sono fatte le cose…” sorride per la prima volta da quando ci siamo visti “…da bambino smontavo tutti i giochi per vedere com’erano fatti dentro!”

Scopro che ha seguito diversi corsi di programmazione da Pyton a Java e SQL per gestire grandi quantità di dati, con cui ha creato un modello per cercare blocchi e inefficienze dai dati di produzione e uno per analizzare i guasti di un sistema dai dati dei sensori.

Suona anche la chitarra elettrica. Da ragazzo stava pure in una band che poi ha lasciato. “Sa l’università mi impegnava molto e poi… non è che stessimo andando da nessuna parte”.

Alla seconda sessione entriamo nel merito del suo lavoro e dell’organizzazione.

“Mi trovo bene qui” il tono e il non verbale dicono un’altra cosa, ma preferisco tacere. “Riccardo è stato come un padre per me…” (Domenico ha perso il padre a ventidue anni) “…mi ha insegnato molto e mi ha fatto sentire importante e utile, sono cresciuto molto in azienda”.

Il counseling consapevolizza i valori

Quattro saranno le sessioni che faremo insieme. Domenico non sente di essere demotivato (anzi questa etichetta lo infastidisce parecchio) percepisce che c’è un problema, che non è più soddisfatto come prima.

Da parte mia ho in mente alcune frasi del primo colloquio: “non è che stessimo andando da nessuno parte….” riferito alla band di quando era ragazzo e “…mi ha fatto sentire importante e utile…” riferito a Riccardo.

manager demotivato valoriDecido di scoprire le carte domandando: “Dove stai andando insieme alla tua azienda?”. Ecco che l’espressione si fa seria. Gli occhi guizzano intorno come a cercare la risposta o almeno un barlume d’ispirazione. Alla fine allarga le mani e scuote la testa. Resto in assoluto silenzio, lo guardo.

“Non… saprei. Si lavora. l’azienda va bene, e…” Mantengo il silenzio, faccio un breve cenno d’invito. Riesco a percepire le parole che lottano per venire a galla “…in… realtà non è che stiamo andando da nessuna parte.”

“Proprio nessuna?”

“Be si lavora e l’azienda guadagna, lo stipendio non è un problema.”

“Bene, lo stipendio sicuro è un’ottima base di partenza. Quindi il problema qual è?”

Sorride, ma non c’è molta allegria nell’espressione. “Forse il problema è che io non sto andando da nessuna parte.”

“Dove andresti se dipendesse da te?”

Qui gli occhi si illuminano un poco. “Dove posso imparare, scoprire, crescere e sentirmi utile…”

Ecco che cominciano ad affiorare i valori importanti per questo manager che, più che demotivato, sente che la propria crescita si è arrestata e non si percepisce più come utile. Entreremo anche nel merito di questa equivalenza, scoprendo che per Domenico essere utile è portare costantemente qualcosa di nuovo.

Il counseling mette in comunicazione le persone fra loro e con sé stesse

Nelle ultime due sessioni coinvolgiamo anche Riccardo, in modo che Domenico possa spiegargli quello che sente. A volte, per non ferire l’altro o sentirci degli ingrati, non diamo sfogo al nostro disagio. Altre volte , una sensazione di sconforto o malessere, non viene analizzata a fondo, si “tira avanti” si “stringono i denti” anche per la responsabilità del ruolo di manager, ma poi il collaboratore è sempre più demotivato.

Anche il fatto di aver avuto un figlio, che ovviamente ha sottratto molto tempo alle sue passioni e alla sua sete di imparare, ha giocato il suo ruolo (Eh sì, NON è possibile lasciare a casa le emozioni e i problemi, essi fanno parte di noi, della nostra vita che, seppur sfaccettata è unica e indivisibile), mostrandogli come, la sfera lavorativa, si era bloccata in una ripetitività che non dava più soddisfazione.

Con questa storia ho voluto mostrare come  il counseling aziendale può essere la soluzione a disinnescare una potenziale crisi o l’abbandono di un manager demotivato. Le persone cambiano continuamente, come gli obiettivi e il sentire della propria vita.

Con un coach e counselor sistemico puoi avere un supporto nella relazione con i tuoi collaboratori e trovare le giuste strategie per coinvolgergli e restituirli la motivazione. Ora Domenico dedica parte del lavoro alla creazione di un team di ricerca e sviluppo che ha come obiettivi migliorare i prodotti dell’azienda e trovare nuove nicchie di mercato. Staremo a vedere, sono certo che ne vedremo delle belle!

Per informazioni scrivimi QUI.

 

Iscriviti alla community UmbertoMCoach, fatta di persone stanno costruendo un Mondo migliore dove ognuno può manifestare e incrementare liberamente i suoi talenti, vivendo una Vita più felice e consapevole.



Risorse per te

Entra nella community, coltiva e potenzia i tuoi talenti

Riceverai Immediatamente

lo strumento di valutazione delle aree più importanti della tua VITA





* Facendo clic su “Desidero iscrivermi”, accetti la nostra politica di privacy. Se cambi idea, puoi annullare l'iscrizione facendo clic sul link che trovi nella parte inferiore della newsletter.

Manager demotivato e counseling aziendale

by Umberto Maggesi Tempo di lettura: 5 min