
12 Lug Il valore di un counselor in azienda
Counselor e ristrutturazione aziendale
Una delle sfide più entusiasmanti del mio lavoro è supportare un’azienda nello strutturarsi per gestire l’espansione sul mercato.
Poco più di quattro anni fa l’ho fatto con una realtà italiana in ambito chimico. Un’azienda che commercializza essenze, con applicazioni che vanno dall’alimentare alla cura della persona. Il proprietario ha capito immediatamente il valore di un counselor coinvolgendomi nella sua mission. La prima sfida è stata costruire un percorso di crescita per le figure manageriali da inserire fra proprietà e resto dell’azienda.
Abbiamo strutturato il reparto ricerca e sviluppo e la produzione. Definito i team e le procedure operative, nonché un percorso di comunicazione e gestione delle emergenze.
Una struttura che ha permesso all’azienda di resistere all’emergenza COVID e rimanere una realtà solida e funzionale.
Valore del counselor sistemico
Propongo di organizzare un’attività di team che mi permetta di osservarli ed elicitare le dinamiche sistemiche. Considerando le disfunzionali e quelle funzionali, il counselor sistemico può aiutarli a consapevolizzare ciò che fanno bene e dove è il caso di cambiare qualcosa.
Il team è giovane. Giorgio, messo a capo della ricerca e sviluppo, ha quarantatré anni. Corrado trentanove, Marco trentadue e Debora trentuno. Le nuove entrate Teresa e Paolo rispettivamente ventisette e ventinove.
Per il team working decido di utilizzare un reale progetto che il team sta portando avanti, ottimizzando anche il tempo di formazione.
Il valore del counselor sta nel sensibilizzare il team
Noto che le dinamiche fra Giorgio e Corrado non filano lisce. I due non comunicano direttamente, ma lanciano le loro istanze in maniera generale, oppure utilizzano membri del team per sottolineare il proprio disaccordo nei confronti delle decisioni dell’altro.
Da un’osservazione sistemica vedo che si formano due schieramenti: i seguaci di Giorgio e quelli di Corrado. Ne emerge la struttura di un sistema diviso, con le sue parti in competizione fra sé stesse.
Alla fine della prima giornata, con il debriefing, questa dinamica viene sottolineata, insieme al disagio dei membri del team. Soprattutto i due più giovani vivono la situazione molto male, perché non sanno come comportarsi e tendono a evitare di dare il loro contributo per non scontentare una delle due fazioni.

Sensibilizzare è solo l’inizio
La seconda giornata comincia in maniera più distesa. Facendomi raccontare cosa è successo nei tre giorni in cui non ci siamo visti, scopro che il problema di divisione è stato portato alla luce da Paolo. Una delle regole che ci siamo dati è stata quella di non andare dai proprietari ma portare le istanze all’interno del team.
Chiedo a tutti di dare il loro contributo e qualche idea per gestire meglio la questione, cominciando dai più giovani fino a Giorgio. L’esternazione del disagio dei cinque ricercatori mette alle strette Giorgio e Corrado che ammettono di avere qualche responsabilità. Ancora noto che evitano di rivolgersi direttamente l’uno all’altro.
A questo punto decido per un percorso a tre.
Il counselor come facilitatore
Il ruolo di un counselor in azienda non è quello di dare consigli o dire alle persone cosa fare, ma facilitare la percezione di ciò che sta accadendo e portare nuovi punti di vista e opzioni.
Il lavoro con Giorgio e Corrado proseguirà fino a marzo, con incontri settimanali. Ne emerge un quadro dove Corrado sente di essere messo da parte, spesso Giorgio si occupa anche delle sue competenze e dei progetti che sta seguendo, intervenendo direttamente sui ricercatori.
Giorgio, dal canto suo, non ha la minima intenzione di mettere da parte il collega. Semplicemente vuole mostrare che è all’altezza del ruolo che gli è stato dato. Vuole controllare tutto e fare in modo che fili liscio. Anzi percepisce una certa resistenza in Corrado che ha interpretato come risentimento del fatto che è stato lui ha essere messo a capo del team.
Comunicare le proprie emozioni è un passaggio fondamentale
Il collega è molto stupito dall’interpretazione che è stata data del suo comportamento. Corrado non ha la minima ambizione di fare il manager, ruolo che lo allontanerebbe dalla sua passione: la ricerca, la sperimentazione, le sfide quotidiane a trovare soluzioni. Sta in questo tutta la gratificazione ( ed entusiasmo) che gli serve.
Naturalmente è stato impegnativo arrivare al punto. Il valore di un counselor in azienda sta proprio nella capacità di far emergere queste situazioni, far notare schemi (funzionali o disfunzionali) nella relazione e aiutare a costruire modalità diverse di relazione.
Dopo due mesi dall’ultimo incontro ci siamo risentiti con la proprietà per vedere se il mio intervento ha portato risultati (un controllo del mio lavoro è fondamentale anche per la mia efficacia). Sembra proprio di sì, soprattutto dal punto di vista relazionale. Il team è capace e preparato, aveva solo bisogno di organizzarsi e comunicare meglio.
Ho voluto portare questo caso perché spesso mi sento dire: ma cosa puoi fare tu per la mia azienda? oppure: Ma come lavori in concreto?
Il coach e counselor lavorano insieme ai tuoi dipendenti, aiutandoli a consapevolizzare ciò che fanno e i risultati che ottengono, portandoli a punti di vista diversi e arricchendo le opzioni e risorse che hanno a disposizione.
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