
22 Mar Il linguaggio violento danneggia
Linguaggio violento e… chiodi.
Immagina un prezioso mobile, di quelli antichi fatti a mano. Immagina un bambino che si diverte a piantarci dei chiodi dentro, alle grida dell’adulto lui si giustifica dicendo: “poi li tolgo tutti”.
I chiodi verranno tolti, m i segni rimarranno per sempre, più o meno profondi. Il linguaggio violento fa proprio questo, pianta chiodi (frecce o dardi) nella relazione e i segni (o le cicatrici) rimarranno per sempre.
Con il tempo la relazione viene deformata da un uso inconsapevole di un linguaggio violento. Certo posso chiedere scusa, dichiarare che non intendevo offendere, che sono stato male interpretato, che mi sono espresso male, ma il chiodo è stato piantato.
Il linguaggio violento utilizza lo zooorfismo
Descrivere le altre persone come animali (un asino, una balena, una vipera…) prendendo una caratteristica (ignoranza, obesità, vendetta…) e generalizzandola all’intera identità della persona. Un linguaggio che è socialmente accettato, tanto da non farci quasi più caso. Ma utilizzato nel tempo, con una certa ridondanza, ferisce profondamente, soprattutto se accompagnato da sarcasmo.
Anche parlare di sé in questi termini non è riguardoso. “Lavoro come un cavallo da soma” oppure “sono un criceto nella ruota” sono linguaggi violenti verso sé stessi che depersonalizzano, spogliando la persona della sua condizione umana. Certamente non sono neppure un toccasana per l’autostima e la percezione del proprio valore.

Ingigantire le emozioni negative
Linguaggio violento è anche descrivere con iperboli esagerate le emozioni (o situazioni) negative. Persone che non si limitano a essere infastiditi dall’atteggiamento del collega, ma sostengono che gli sta rovinando la vita. Una sfida lavorativa diventa una crisi di proporzioni gigantesche. Una visione diversa si trasforma in una guerra per l’orgoglio. Queste persone non sono mai infastidite, ma furiose, arrabbiate, al limite indignate profondamente. Il linguaggio violento ingigantisce tutto ciò che è negativo e, inevitabilmente, gli regala un peso maggiore nell’esperienza della persona che si esprime così.
Nelle relazioni hanno l’effetto di far intiepidire le altre persone nei nostri confronti. Abituando gli altri a queste iperboli diminuiremo l’effetto, anestetizzando il gruppo dei pari ai ciò che esce dalla nostra bocca.
Anche la ridondanza è linguaggio violento
Continuare a ripetere lamentele, critiche, disapprovazione è linguaggio violento. Insistere con gli stessi schemi per recriminare, equivale all’intento di segnare gli altri con le nostre parole. Stigmatizzandoli o recintandoli in un significato. Questo è un modo di comunicare unilaterale, che non concede spazio al confronto, ma cerca di imporre il proprio linguaggio, la propria visione all’altro, con la tecnica della ripetizione.

Costruire una comunicazione consapevole significa avere un’idea precisa di come la nostra comunicazione influenza l’altro. La comunicazione è l’unico strumento che hai per costruire la relazione con l’altro. Il tuo linguaggio che tipo di relazione sta alimentando?
Allenare strategie utili a una comunicazione efficace e consapevole è più facile con il supporto di un coach e counselor
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